L'idea
progettuale
Le
necessità imposte dalla forma e geometria
del lotto, dalla giacitura altimetrica, dall'orientamento
e dall'esposizione rispetto ai venti dominanti,
sono state le prime matrici per l'abbozzo dell'idea
progettuale; si è voluto in tal modo esprimere
la massima sintonia e affinità rispetto alla
concreta situazione dei luoghi.
Per
questo motivo l'aula liturgica si presenta
disposta, dal punto di vista planimetrico, secondo
il classico orientamento est-ovest, il quale risponde
nella tradizione cristiana all'esigenza pratica
e simbolica di raccogliere in chiesa la prima luce
del mattino e alla sera gli ultimi bagliori del tramonto.
I
tempi della civiltà post-industriale hanno
fatto dimenticare la suggestione del sole nascente
che inonda la navata di una chiesa, e forse rendono
superfluo questo segno, tuttavia quando la forma
e l'orientamento del lotto lo consentono, come
nel caso della chiesa in progetto, è opportuno
non prescinderne nella organizzazione degli spazi
e della luce.
Tale
scelta consente inoltre di ricreare dall'interno
del tempio, attraverso una decisa fenditura verticale
sul fondo dell'abside, il rapporto visivo con
il santuario mariano del Sacro Monte di Viggiano,
che rappresenta (come già detto) il luogo
più eminente dal punto di vista storico-religioso
dell'intera valle dell'Agri.
La
rilevante presenza del vento proveniente da settentrione
ha imposto, inoltre, la previsione di pareti continue
e prive di aperture sul lato nord, mentre le opere
parrocchiali saranno aperte sul più confortevole
e soleggiato lato rivolto al sud.
Alle
scelte di natura pratica e funzionale sono state
coordinate quelle di genere più squisitamente
simbolico: a queste ultime appartiene la traccia,
ben riconoscibile dalla lettura della planimetria
della chiesa, dell'antico segno cristiano del
pesce che comprende l'intera aula liturgica
e parte della pavimentazione del sagrato.
Con
tale simbolo i primi cristiani esprimevano in sintesi
la loro fede in Gesù Cristo Figlio di Dio
e Salvatore dell'uomo; di tratta della stessa
fede sulla quale si fonda oggi e sempre la Chiesa
universale, la cui riaffermazione risulterà inscritta
nella matrice generatrice del nuovo edificio di culto.
Analogamente
si è scelto di evidenziare sul pavimento del
sagrato, in aderenza al segno paleocristiano, il
tau francescano, come un omaggio al santo di cui
la chiesa porterà il nome, il quale per la
sua umiltà e la totale dedizione alla causa
della fraternità universale ha meritato l'appellativo
alter Christus .
L'edificio
in progetto si segnala per la sua chiara distinzione
dall'ambiente urbano così consueto
e poco spirituale di tutti i giorni; la visibilità e
identità dell'edificio di culto assumono
difatti, oggi più che mai, un ruolo determinante
in un'epoca dominata dall'immagine.
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Prospetto Nord |
La
tensione verticale verso la città celeste
viene espressa mediante la doppia lama di cemento
armato che forma il campanile che si eleva in maniera
veemente nei pressi della zona absidale; il campanile,
riferimento compositivo-visuale, segno urbano e richiamo
per la comunità, è il punto di fuga
delle linee prospettiche dell'intero complesso,
ma anche il volume della chiesa si caratterizza per
il suo dinamismo ascensionale gradualmente crescente
verso il fondo dell'aula liturgica.
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Prospetto Sud |
Il
centro parrocchiale, per effetto delle scelte architettoniche
e urbanistiche operate, della sua ubicazione e delle
funzioni insediate, potrà diventare l'elemento
cardine di un'area molto importante, che interesserà un
bacino d'utenza vasto e composito, ben oltre
i confini della parrocchia.
La
prevista diversificazione degli spazi e dei volumi
rende necessario percorrere dall'interno e
dall'esterno tutto il complesso parrocchiale
per coglierne la unità nella composita varietà che
in qualche modo la caratterizza.
Il
cammino alla scoperta della chiesa può essere
assunto come metafora del percorso della vita: esso
ha origine nel grande spazio antistante il fronte
ad ovest della chiesa, dove è riproposto il
tema tradizionale del sagrato, spazio ancora urbano,
ma al tempo stesso già ecclesiale, luogo di
reciproca apertura tra città e chiesa, in
un incontro incessante e stimolante che è metafora
del dialogo tra Chiesa e mondo.
Il
sagrato è protetto dal vento dominante attraverso
un suggestivo muro trapezoidale che sul lato interno è segnato
da 14 incavi per la realizzazione di una via crucis
artistica ed è delimitato sul fronte opposto
dall'edificio della scala-teatro parrocchiale; come già detto la pavimentazione riporterà le
tracce del tau francescano e del summenzionato simbolo
paleocristiano del Salvatore.
A
livello leggermente rialzato rispetto al piano di
campagna si ritrova un portico che costituisce il
naturale prolungamento del sagrato, il quale funge
da filtro tra lo spazio propriamente liturgico e
lo spazio esterno.
Il
portico è collegato lateralmente con un chiostro
a cielo aperto di forma irregolare sul quale si affacciano
i volumi della chiesa e delle opere parrocchiali;
il chiostro si configura, come il nucleo verde dell'intero
complesso, idoneo al transito interno, ma anche al
riposo e alla sosta.
Si
prevede di piantare al centro del chiostro un albero
di medio fusto, con l'intento di rappresentare
l'attesa di liberazione di tutta la creazione,
particolarmente amata da Francesco come sorella dell'umanità redenta.
L'aula
liturgica, orientata verso est, è ampia e capace
nella zona dell'assemblea ed è più raccolta
e avvolgente in corrispondenza del iterio; essa
intende comunicare un senso di protezione, consentire
il raccoglimento privato e interiore e permettere
alla comunità di sperimentarsi in quanto realtà unitaria
e ordinata.
All'interno
la luce zenitale, attraverso le fenditure previste
in corrispondenza della copertura e la luce proveniente
dalle vetrate policrome della parete rivolta a mezzogiorno,
garantiscono idonea e suggestiva caratterizzazione
al luogo, nelle diverse ore della giornata.
Nel
cammino verso l'altare si ritrovano sul lato
sinistro, in ideale continuità tra loro, gli
spazi riservati ai due sacramenti dell'iniziazione
cristiana: la penitenzeria provvista di opportune
schermature murarie e il fonte battesimale leggermente
sollevato dal piano della chiesa e illuminato dalla
luce radente di un'asola vetrata laterale.
Sul
lato opposto della chiesa, oltre alla porta di accesso
diretta al chiostro esterno, si ritrova il sito per
le statue devozionali e l'ingresso alla sagrestia.
Poco più avanti c'è il luogo
della custodia eucaristica, il quale coincide anche
con la cappella feriale, dove la dimensione incommensurabile
del Sacramento si coniuga con la dimensione umana
e domestica dell'adorazione.
La
cappella feriale può essere isolata dall'aula
attraverso pareti mobili; il suo orientamento parallelo
a quello dell'aula consente, in caso di celebrazioni
più partecipate, di usufruire di un numero
maggiore di posti a sedere.
La
sagrestia è situata in maniera tale da servire
sia l'aula liturgica che la cappella feriale,
consentendo in ogni caso l'effettuazione della
processione introitale.
Le
aule per il catechismo e per le attività sociali
della parrocchia, la canonica e uffici parrocchiali
sono provviste di accesso dall'interno del
complesso e di accessi indipendenti sul lato a sud,
ove alcuni elementi strutturali fungono anche da
brise-soleil; su questo lato, riservato a verde
e a parcheggio, è previsto l'accesso
di servizio al complesso parrocchiale e al garage
seminterrato posto al di sotto della sala-teatro.
Completano
l'insieme le sistemazioni esterne, i percorsi,
le attrezzature e gli spazi per tutte le attività ludico-ricreative
per le persone che intenderanno fluire della parrocchia
e delle sue opportunità.
La
chiesa è stata progettata, in definitiva,
come un luogo unitario dove gli spazi interni, la
liturgia e l'assemblea dei fedeli sono in continuità con
quelli esterni; i materiali vogliono essere sobri
e poveri alla vista, ma solenni nelle masse murarie.
Una
pelle di pietra ed intonaco di polveri di pietra
richiama la composizione della terra di Val d'Agri;
solo la copertura della chiesa, in zinco colore del
cielo, si stacca con decisione dai materiali di più largo
e tradizionale utilizzo nel territorio lucano.
Piuttosto
che competere formalmente con i vicini edifici della
periferia urbana, il nuovo centro parrocchiale vuole
porsi in un rapporto diverso con lo spazio aperto,
realizzando un luogo intimo e tranquillo in continuità con
la cittadina di Villa d'Agri, ma protetto dai
suoi flussi e dai suoi movimenti.
L'augurio è che
la nuova chiesa possa entrare in vivo dialogo con
la città sfuggendo il rischio di concepirsi
come uno spazio esclusivo e separato.
"I
cieli e i cieli dei cieli non bastano a contenerti,
tanto meno dunque puù bastare questo tempio
che ti ho edificato" (I Re 8,17). Così prega
Salomone in occasione della costruzione del tempio
di Gerusalemme; anche lo stesso Gesù Cristo,
nel colloquio con la Samaritana (GV 4. 21,50) mette
in guardia dalla tentazione idolatrica di costringere
la presenza di Dio in una casa o in un luogo particolare.
La
chiesa cristiana più che Domus Dei, casa di
Dio, altro non è se non la Domus Populi Dei,
casa del popolo di Dio, capace di ospitare le genti
di ogni condizione, razza e cultura, dialogando con
esse e diffondendo in ogni modo la cultura dell'accoglienza,
il superamento degli idoli, la spinta alla collaborazione,
la genuina ricerca del bello e del sacro. Queste
sono anche le intenzioni e gli auspici sottesi all'opera
in progetto.
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